Questo il messaggio di una recentissima ordinanza del Tribunale di Livorno (30 gennaio 2017) per dirimere una controversia tra la famiglia di una ragazzina ed una Scuola Superiore.
Questo il caso: l’alunna a settembre del 2016 rientrava a scuola e come previsto dal P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) avrebbe dovuto essere supportata da un docente di sostegno per 18 ore settimanali; invece ad accoglierla c’erano i docenti curricolari appartenenti all’organico dell’autonomia e del potenziamento (figure introdotte dalla Legge n. 117/2015 cosidetta “Buona Scuola”); questa alternanza di docenze ha sacrificato fortemente il diritto alla continuità educativo-didattica, privando la discente della possibilità di seguire una programmazione strutturata, cosa fattibile soltanto se il docente è assegnato su un alunno con una certa continuità;
negli alunni con patologie di tipo relazionale il danno che può essere arrecato è ancora più grave, tenuto conto che in questi casi il livello minimo di empatia tra alunno e docente lo si raggiunge faticosamente dopo mesi di incontri; l docente di sostegno è stato nominato alla metà di novembre e fino a quel momento l’alunna ha dovuto confrontarsi con una soluzione organizzativa non poco penalizzante;
l’amministrazione scolastica ha difeso le proprie scelte organizzative, escludendo che ciò comportasse una forma discriminatoria; ha invece ritenuto il contrario: l’alternanza di docenze curricolari è una forma di discriminazione indiretta per l’alunno disabile che viene posto in una posizione di svantaggio nell’accesso all’istruzione.
Ciò che è innovativo di questo pronunciamento è che interviene a ridosso della sperimentazione della Legge 107/2015 (più nota come Buona Scuola), evidenziandone le prime criticità. Non è un caso infatti che il Governo sia proprio in questi giorni a lavoro per rimettere mano ad alcuni aspetti colpiti da un vuoto normativo, tra cui la formazione e il ruolo dei docenti di sostegno affinché si proceda concretamente verso la reale inclusione degli alunni con bisogni speciali.