È normale per un professore assegnare i compiti tramite Whatsapp?
In realtà non c’è una vera e propria norma di legge che disciplini l’assegnazione dei compiti in classe.
Ma le modalità di assegnazione dei compiti devono essere tali da permettere a ogni ragazzo di poter correttamente svolgerli e da gravare il meno possibile sull’ulteriore organizzazione del tempo residuale all’attività scolastica.
Dovrebbero essere assegnati entro un termine “ragionevole”, il quale quindi non sia eccessivamente oneroso e gravoso nei vostri confronti.
Se un professore mandasse una mail alle 23 pretendendo di farvi studiare 50 pagine di storia per il giorno seguente, converrai con me che la cosa potrebbe essere decisamente improponibile.
Nonostante vi sia una sempre maggiore diffusione di gruppi di classe al fine di velocizzare le comunicazioni ed ottimizzare i tempi non sempre questo è un bene.
All’interno dei diritti dello studente vi è sicuramente quello ad una partecipazione attiva nell’organizzazione scolastica. Un assegno che non sia stato iscritto nel registro di classe sarebbe teoricamente nullo, legittimandovi a opporre al professore la mancata segnalazione dei compiti sul registro. Nonostante ciò, data la finalità dell’assegnazione degli esercizi, ed il rischio di inasprire i toni con il docente (cosa che non sarebbe sicuramente conveniente) il mio avviso è quello di andare per gradi.
Il consiglio è quindi quello di parlare con il docente, o eventualmente convincere gli altri professori a intercedere per voi, in modo da ottenere un’assegno in classe, così anche da poter (al momento dell’assegnazione dei compiti) partecipare attivamente con il docente ed eventualmente richiedere una diversa divisione del carico didattico.